Il Natale dei cristiani siriani:
più forti del Covid-19 e delle sanzioni
Dal conflitto armato a una guerra economica “ancora più dura”, che ha causato “ulteriore mancanza di risorse e materie prime”. Il Covid-19 complica ancora di più la vita sociale, ma i fedeli sono sempre “numerosi alla messa”. Il papa in Iraq segno della “comunione della Chiesa verso quanti soffrono”.
Il rallentamento delle violenze in Sira “cede il passo a una guerra economica”, forse “ancora più dura”. Dall’embargo al Caesar Act il risultato “è una ulteriore mancanza di risorse e materie prime”. È quanto racconta mons. Samir Nassar, arcivescovo maronita di Damasco, in una testimonianza ad AsiaNews in occasione dell’Avvento e in preparazione al Natale che i cristiani siriani vivono con intensità nonostante i molti problemi. Il Covid-19 “complica ancor più la vita sociale”, afferma il prelato, ma di fronte alle sfide i fedeli hanno partecipati “numerosi alla messa” e hanno rafforzato “la missione nelle periferie”.
In questo contesto difficile, ma pieno di fede e speranza, hanno ancora più valore le testimonianze di solidarietà di Papa Francesco, con i suoi ripetuti appelli per la pace l’ultimo dei quali l’11 dicembre ad un incontro di 50 agenzie cattoliche. “Il papa – afferma mons. Nassar – è da sempre accanto alla sua amata Siria” e il popolo siriano “lo ringrazia per questi anni di preghiera e solidarietà discreta nei 10 anni di guerra”. “La sua visita in Iraq – conclude – mostra quanto sia grande la comunione della Chiesa con la gente che soffre… i siriani sono un po’ gelosi e sperano di poter presto accogliere il pontefice nella nostra terra”.
Ecco, di seguito, la testimonianza dell’arcivescovo di Damasco:
Vincere la paura
Dieci anni di Calvario:
Il progressivo rallentamento delle violenze in Siria cede il passo a una guerra economica, forse ancora più dura. L’embargo mondiale in atto da più di 10 anni, rafforzato dalla “Legge di Cesare” (il famigerato Caesar Act imposto dagli Stati Uniti) che penalizza le persone e le nazioni che vengono in aiuto ad una Siria in rovina hanno creato ulteriori danni. Il risultato è di una ulteriore mancanza di materie prime e di beni di prima necessità e di code interminabili davanti ai negozi di alimentari, ai distributori di carburanti, di gas domestico per cucinare e riscaldare le abitazioni. E ancora, l’inflazione galoppante che si unisce ai risparmi dei siriani bloccati nei conti depositati nelle banche libanesi e inaccessibili dall’ottobre del 2019.
Il Covid-19 complica ancora di più la vita sociale e contribuisce in modo ulteriore alla paura e alla solitudine. La chiusura delle frontiere con i Paesi vicini e il test – obbligatorio e costoso – per dimostrare di essere negativi al nuovo coronavirus colpiscono soprattutto la vita familiare. Le tasse sugli immobili, le fabbriche senza lavoro né risorse per proseguire nella produzione. Il dramma si manifesta soprattutto nell’ambito medico-ospedaliero, che affronta con grande preoccupazione l’esodo dei medici verso l’estero e la penuria dei farmaci, ormai pochi quelli rimasti a disposizione.
Sfida e Rinnovamento:
Di fronte alla sfida rappresentata dal Covid-19, i fedeli hanno sollevato le loro voci di protesta contro la chiusura delle chiese e sono voluti venire lo stesso numerosi alla messa giornaliera. L’episcopato aveva dato alcune indicazioni e misure di cautela, come il prendere la comunione dalle mani ma la maggior parte ha insistito a ricevere la comunione per bocca come d’abitudine, in un gesto di sfida verso la pandemia. E affidandosi completamente alla Provvidenza divina.
Quanto al Rinnovamento, la Chiesa di Damasco è in linea con quanto proposto la domenica di Pentecoste, lo scorso 31 maggio. Un tempo dedicato alla presa di coscienza e alla preghiera, per guarire le ferite di quanti hanno sofferto e cercare una nuova strada per andare incontro agli altri, grazie anche a una nuova forma di pastorale rinnovata. Una missione focalizzata sulla ricerca dei fedeli dispersi nelle periferie della città, relegati ai margini, dando loro la possibilità di rinnovare la loro vita e la loro esperienza di fede basandosi sul Vangelo e affidandosi a una Chiesa che sia più connessa con la loro vita quotidiana.
Sarà questa la nostra sfida per il futuro. Saremo in grado di condurla a fondo, in questo cantiere sinodale per essere poi capaci di celebrare il vero perdono davanti al Dio che si è fatto carne e bambino in Gesù Cristo?
Natale 2020
Asianews