Siria – Il Vicario di Aleppo: “L’enciclica ‘Fratelli tutti’ racconta le sofferenze del popolo siriano”
Per mons. Abou Khazen il documento è un atto di difesa verso un popolo “ferito e attaccato dai ladri sulla via di Gerico”. Anche la Siria in attesa di un buon samaritano “che ci salvi”. Ma l’Occidente in questi anni ha tradito le attese. Un testo “da approfondire anche nel mondo musulmano” e che dovrebbe “ispirare” i potenti della terra e le loro azioni.
Un documento che “sembra scritto apposta per noi” che continuiamo a soffrire “a causa delle sanzioni e per il Caesar Act” e “a difesa di tutti i popoli che vivono la nostra stessa situazione. Se mettessimo in atto il suo insegnamento, il mondo starebbe meglio”. È quanto racconta ad AsiaNews il vicario apostolico dei Latini, mons. Georges Abou Khazen, commentando la pubblicazione dell’enciclica “Fratelli tutti” di papa Francesco e il legame con il documento firmato ad Abu Dhabi nel febbraio 2019 con l’imam di al-Azhar. “Noi ci sentiamo – afferma il prelato – vicini a questa persona ferita, attaccata dai ladri sulla via di Gerico, e aspettiamo l’arrivo di un buon samaritano che ci salvi”.
Per mons. Abou Khazen è importante il richiamo “al documento sottoscritto con Ahmad al-Ṭayyib”, perché se applicato “offre moltissime soluzioni” ai problemi dell’attualità, non solo nel contesto dei rapporti islamo-cristiani. “Purtroppo – prosegue – e questo vale anche e soprattutto per la Siria, invece di incontrare un buon samaritano sul nostro cammino ci siamo imbattuti in altri ladri, in sacerdoti e leviti che passano e vanno oltre, facendo finta di non vedere per non contaminarsi”.
Il vicario di Aleppo auspica che il testo venga diffuso e approfondito anche nel mondo musulmano, perché “può essere ben compreso ed è importante che arrivi anche a loro”. Tuttavia, resta il problema di valorizzare un documento in una realtà di estremo bisogno e sofferenze quotidiane: “Noi stessi – spiega – a livello di Chiesa incontreremo difficoltà a spiegarla ai nostri fedeli, i quali passano ore e ore ogni giorno in attesa di recuperare un po’ di pane, 40 litri al massimo di benzina o gasolio per riscaldare le abitazioni. Sono gli stessi siriani a dire che non viene messo in pratica quello che predica il papa nella sua enciclica”.
“Ai fedeli e a tutte le persone che aspettano il buon samaritano – racconta il prelato – cerco di spiegare che non si deve identificare il cristianesimo con l’Occidente, che la politica [dell’Europa e degli Stati Uniti] è altro rispetto alla fede. Certo, in questi anni poche volte abbiamo visto arrivare un buon samaritano dall’Occidente, ma speriamo sempre che vi siano persone di buona volontà che vogliono davvero venire in aiuto del nostro Paese”.
L’enciclica tocca anche “un punto molto importante: i diritti e la dignità dell’uomo, che spesso non è tenuta in debito conto quando si parla di vicende siriane e ciò è molto grave”. A questo si aggiunge “la misericordia, che rappresenta la medicina migliore per curare le nostre sofferenze”. “Questo documento – osserva mons. Abou Khazen – è la cura migliore per i nostri problemi, soprattutto quando fa riferimento allo sviluppo integrale che tocca l’ambito economico, culturale, sociale. Sono elementi che vanno difesi e valorizzati”, contrastando quanti “vengono nella nostra terra per depredarla delle sue ricchezze o la distruggono, come sta avvenendo in questi ultimi giorni con le devastazioni al patrimonio boschivo e agli ulivi provocate dagli incendi”.
Il compito dei cristiani, conclude il prelato, è quello di “approfondire per quanto possibile e far conoscere questa enciclica, traducendo nel concreto quello che il pontefice scrive. Questa è la principale difficoltà, questa è la vera sfida che tutti noi dobbiamo raccogliere, sopratutto noi cristiani nel nostro rapporto con i musulmani. Questo è un testo provvidenziale, ma solo se non resta lettera morta ma viene realizzata all’atto pratico anche per dirimere i problemi e le controversie internazionali… speriamo che i potenti della terra ne traggano ispirazione!”.
Asianews