Suor Elvira T., da Berberati, è al cellulare con la redazione di Popoli e Missioni, il mensile delle Pontificie Opere Missionarie (POM) italiane: “In questo momento vi sto parlando al buio perché qui non c’è elettricità. La situazione è gravissima: io mi trovo a Berberati, in Centrafrica“.
“Quando sono arrivata qui nel 2001 era una vera cittadina. Col tempo, anziché svilupparsi, è diventata meno di un villaggio”.
Tutti i cantieri di diamanti che erano una risorsa sono stati venduti ai cinesi e oggi le macchine sostituiscono i minatori. I proventi delle pietre preziose grezze finiscono in Asia o in Europa, lasciando a bocca asciutta l’economia locale.
A parlare con noi è suor Elvira Tutolo suora missionaria di Santa Giovanna Antida Thouret.
Al telefono da Berberati, villaggio ai limiti della sopravvivenza, la suora racconta quanto la guerra e l’economia predatoria abbiano impoverito il Paese. La Chiesa però qui ha sempre fatto la differenza.
“Noi missionari abbiamo fatto un cammino importante nel corso degli anni: aiutiamo le persone a rimettersi in piedi da sé e valorizziamo molto la loro cultura locale, perché la conosciamo!”, dice.
“Credo che il governo italiano purtroppo sia rimasto indietro rispetto a tutto quello che negli anni si è già fatto per l’Africa.
Non ci si rende conto dell’evoluzione negli interventi caritativi da parte della Chiesa cattolica e di noi missionari nello specifico. Come se finora in Africa si fosse fatta solo carità! – dice la suora – Ma noi missionari ad esempio, non facciamo né assistenzialismo, né aiuto umanitario. Entriamo nel tessuto sociale e umano. Tutto questo va valorizzato”.
Ricco di diamanti, grande più o meno quanto la Francia, incastonato esattamente al centro del continente, (tra Sudan, Sud Sudan e Congo), il Centrafrica occupa il 188esimo posto su 191 per Indice di sviluppo umano.
Peggio fanno solo il Niger e il Sud Sudan, ultimi in classifica.
“Non considerate Bangui, la capitale del Centrafrica, ma guardate i villaggi periferici. Il Paese è completamente abbandonato a se stesso. Come facciamo a vivere? La gente è poverissima e i villaggi sono isolati”.
“La guerriglia interna, la presenza di numerose milizie armate fuori legge e quella dei mercenari della Wagner a servizio del presidente Touadera -completano il quadro-“, dice.
“Qui andrebbe ripensato un insieme di aiuti puntando ad esempio allo sviluppo agricolo”.
La missionaria lavora in particolare con i ragazzi senza famiglia, i “kizito” e per loro realizza progetti di sviluppo centrati su piccole attività produttive, dagli orti comunitari alla scuola di falegnameria.