In Borneo, in compagnia delle Suore della Carità, quasi tutte di etnia Dayak: il documentario è curato da Marianna Beltrami e Sebastiano Rossitto, giovani documentaristi che, rispettivamente dal Regno Unito e dall’Italia hanno raggiunto le Suore della Carità per vivere un’esperienza di Chiesa giovane e sinodale, dove l’ecologia integrale è intrecciata nel tessuto quotidiano, comunitario e spirituale.

Ne è nato un documentario sulle loro attività quotidiane di sostegno alla comunità, la scuola materna, la partecipazione agli spettacoli tradizionali e la vita comunitaria in casa delle Suore, tra momenti di preghiera con le giovani Dayak e allegri karaoke attorno al fuoco.

L’accoglienza per la troupe è stata ricca di emozioni.

Temanang è un paesino nella foresta accessibile solo con quattro ore di macchina su strada sterrata, tra l’altro a partire da Sintang, che a sua volta è a otto ore di distanza dalla città principale, Pontianak.

La zona non è frequentata dal turismo, perciò avere ospiti ha generato grande emozione e “orgoglio” in tutti gli abitanti. L’accoglienza, che si può intravedere nei primi minuti del documentario, è stata commovente: una cerimonia dove gli anziani hanno donato a ciascuno dei membri della troupe una stola e un cappello con tipici ricami Dayak.

Emozionanti anche i saluti principali da parte del capo villaggio, del sacerdote, del catechista, e dalle donne, seguiti da una mattinata intera di danze da parte dei gruppi di ogni età, dai cinque ai quarant’anni. Di ritorno a Sintang, base vera e propria delle Suore, la troupe ha sperimentato e vissuto ulteriori festeggiamenti dei gruppi Dayak, felici di poter mostrare alle telecamere le proprie bellissime tradizioni e danze.

Si tratta di realtà dove rimane tutto autentico e dove la presenza della Chiesa non fa che arricchire un tessuto sociale già caratterizzato da un forte senso comunitario, senza imporre altri modi di essere ma intrecciandosi con armonia e pace tra loro e con il Creato. Di questo, le suore sono un grande esempio e in questi luoghi remoti, lavorando insieme agli autoctoni, sono riuscite a realizzare un microcosmo dell’ecologia integrale, dove l’uomo è solidale con l’uomo e con la natura senza pratiche abusive e sfruttamento.

Roma 9 gennaio 2025