Una festa che non trovi in calendario
“Mamma, chi è quella suora nel grande telo sul palco?” è la domanda che una bambina di 8 anni circa rivolge alla giovane mamma che mi è a fianco.
La signora, quasi a non voler disturbare, risponde piano: ‘E’ una suora che è nata in questo piccolo paese e che è diventata santa perché ha voluto bene a Gesù, ed oggi, dopo tanti anni, tutti vengono a festeggiarla e a chiedere grazie’
La bambina non ha capito molto, ma è stata attentissima durante tutta la celebrazione come volesse capire meglio, e al mio sorriso si è sentita importante.
La festa liturgica, infatti, di Santa Agostina Pietrantoni, Suora della Carità di Santa Giovanna Antida e patrona degli infermieri, dal 13 novembre è stata anticipata alla seconda domenica di settembre per non rischiare temporali, vento e grandine come spesso accadeva e chiudere così il periodo di vacanze dei pozzagliesi che durante l’estate ripopolano il piccolo borgo.
Oggi perciò in molti si sono portati nella Sabina, attraversando un paesaggio ricco di ulivi e poi di querceti e piccoli borghi medievali, fino ad arrivare a Pozzaglia Sabina, paese natale della Santa.
Sicuramente i colori rosso- giallo dell’autunno inoltrato di novembre non hanno fatto da cornice alla bella celebrazione nella raccolta piazza del paese, ma in compenso c’erano tutte le gradazioni del verde, ricco ed abbondante anche per le ultime piogge.
Pozzaglia Sabina conserva tutto il fascino di un paese fiabesco e la presenza di questa sua figlia, semplice ed umile, si avverte e si respira con l’aria pulita del posto. Cresciuta in una famiglia in cui “tutti badavano a fare bene ogni cosa e dove si pregava spesso” aveva imparato il senso del dovere, del sacrificio, della dedizione, e la durezza della vita quotidiana non le aveva tolto la gioia che illuminava il suo bel viso e che le veniva dalla serenità interiore e dal rapporto intimo con il suo Dio.
L’omelia di sua ecc.za il vescovo di Tivoli, mons Mauro Parmeggiani che non vuole mai mancare a questo appuntamento, ha toccato le coscienze di tutti i presenti. Commentando il Vangelo (Mc 7,31-37) di questa XXIII domenica del tempo ordinario in cui Gesù tocca l’infermo e lo “guarisce”, dà al Vescovo l’occasione di richiamare la missione semplice di Agostina che non ha timore di toccare la carne dei più poveri, degli infermi per portare insieme alle cure, il dono di Dio, senza aspettarsi ricompense (Gc 2,1-5 seconda lettura ). Così fu anche per il Romanelli “che rispondeva alle sue cure amorevoli in nome di Cristo con la bestemmia, una sorta di persecuzione … e Agostina ha continuato a curarlo ……e, nonostante tutto, ha avuto come ricompensa la morte” continua il Vescovo. Egli infatti la uccise con sette pugnalate all’ospedale Santo Spirito in Sassia dove svolgeva impeccabile ed umile la sua missione di Suora della Carità, lasciando la Roma anticlericale e massonica del tempo, attonita e sbigottita.
Tutto il mondo sanitario, ma in modo speciale gli infermieri hanno chiesto di avere questa dolce creatura come protettrice, come faro che illumina la loro difficile professione, ma soprattutto come esempio da imitare.
Agostina non misura il suo dono, non cura solo chi può ricompensarla, dice ancora Mons Parmeggiani, Agostina vede nel volto sofferente del malato quello del suo Dio e lo cura con tutta la tenerezza di una figlia, di una madre, di una sposa, innescando, senza grandi disquisizioni teologico- pastorali, una mistica che si radica nel capitolo 25 di Matteo: “quello che avete fatto all’ultimo dei miei fratelli lo avete fatto a me”.
Una visione dell’uomo, della persona umana che oggi rischia di essere oscurata da interessi alterni e complessi, da intrighi nazionali e sovranazionali, ma che rimane sempre il termine di confronto per i cristiani: “l’avete fatto a me”
Una processione semplice per le vie del paese, tante volte percorso dalla giovane Agostina, al suono della banda che dà sempre un senso di festa e la benedizione con la reliquia della Santa, concludono la cerimonia sotto un sole comunque cocente!
Per le suore della Carità arrivate da molte zone d’Italia a festeggiare questa loro sorella, è un grande momento di fraternità, è gioia di incontrarsi e di ridarsi forza per il cammino ancora arduo e impervio. Si salutano con la frase di Agostina:”per Gesù tutto è poco” e gli occhi imperlati di lacrime di gioia danno forza anche ai tanti amici e devoti della santa, fedeli a questo appuntamento annuale nella terra sabina.
La bambina mi saluta soddisfatta, questa volta aveva proprio capito le parole della mamma.
Suor Claudia Grenga, sdc