Papa Franceso scrive ai movimenti popolari una lettera di auguri di Pasqua: “Pensiamo insieme al dopo-coronavirus”
Nel giorno di una Pasqua inedita, in cui i cristiani vivono la gioia della Resurrezione nel pieno di una pandemia terribile, papa Francesco ha voluto rivolgere un pensiero “ai fratelli e alle sorelle dei movimenti e delle organizzazioni popolari”, incontrati, negli scorsi anni, in tre occasioni: la prima e la terza riunione in Vaticano, la seconda a Santa Cruz de la Sierra, durante il pellegrinaggio boliviano del Pontefice.
Ogni volta, le riunioni affollate all’inverosimile di riciclatori di rifiuti, venditori ambulanti, lustrascarpe, contadini senza terra, hanno suscitato i mal di pancia di taluni benpensanti. Il Pontefice ne è pienamente consapevole. «Siete guardati con diffidenza perché andate al di là della mera filantropia mediante l’organizzazione comunitaria o perché rivendicate i vostri diritti invece di rassegnarvi ad aspettare di raccogliere qualche briciola caduta dalla tavola di chi detiene il potere economico», scrive con acutezza nella lettera appena diffusa.
Papa Bergoglio ha constatato di persona, nella sua esperienza umana e pastorale, che i movimenti e le organizzazioni popolari non rispondono a un’ideologia, non sono mossi da «teorizzazione astratta o dall’indignazione elegante», come aveva affermato a Santa Cruz il 9 luglio 2015. «Avete i piedi nel fango e le mani nella carne», aveva detto loro a Roma, il 28 ottobre dell’anno precedente.
Con le armi della solidarietà, della speranza, del senso di comunità
Per questo, in mezzo a un’emergenza sanitaria globale, Francesco sceglie di stare vicino a questo «esercito invisibile che combatte nelle trincee più pericolose», scrive impiegando una metafora bellica per descrivere il Covid ma sovvertendone nel profondo il significato, poiché è «un esercito che non ha altre armi se non la solidarietà, la speranza e il senso di comunità che rifioriscono in questi giorni in cui nessuno si salva da solo».
Ripreso da Avvenire, 12 aprile 2020