Così si è espresso il card. Oswald Gracias, Arcivescovo metropolita di Bombay, intervistato da Asianews.

In India ha vinto il Bharatiya Janata Party (BJP) del primo ministro nazionalista induista Narendra Modi, che è stato nettamente il partito più votato, ma che non ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi, come era successo invece nel 2014 e nel 2019, e quindi non potrà governare senza allearsi con altri partiti.

Modi governa l’India da dieci anni, durante i quali ha costruito un sistema di potere consolidato, limitando le libertà democratiche della stampa, delle opposizioni e delle minoranze religiose.

“Sono felice che la democrazia stia prosperando in India”, ha commentato il card. Gracias, “dimostra che le persone sono politicamente consapevoli e votano giustamente. Qualunque sia il governo che salirà al potere, la Chiesa certamente collaborerà”, ha aggiunto. “Ci dà gioia pensare che l’intero processo si è svolto in modo pacifico e ordinato, questo dimostra che ci sarà anche una sana opposizione. Penso che questo sia un bene per il Paese, per la democrazia e per il futuro”. Inoltre la Chiesa è “politicamente consapevole e cosciente dei bisogni della gente e delle necessità del Paese. Sono felice che l’affluenza alle urne sia stata piuttosto buona, anche se avrebbe potuto essere migliore, e che la gente abbia preso sul serio le elezioni”.

L’opposizione, guidata dal partito Congress, che ha governato per anni dopo l’indipendenza del Paese, con a capo Rahul Gandhi, è andata meglio del previsto.

“Il popolo indiano ha rinunciato alla politica divisiva e di odio di alcuni partiti politici, e ha clamorosamente optato per un sistema di governo più inclusivo dal punto di vista sociale e politicamente trasparente”, ha commentato p. Babu Joseph, ex portavoce della Conferenza episcopale dell’India.