Le tre Suore della Carità, che sono in carcere a Trani da quando avevano 18 anni, ci condividono l’emozione e la responsabilità della celebrazione di giovedì 16 gennaio 2025: i cappellani delle carceri di Puglia e Basilicata hanno portato la propria Lampada della Speranza simbolo del Giubileo 2025, consegnata loro nella Basilica di San Pietro.

Le lampade, frutto del lavoro d’artigianato dei carcerati di Salerno, sono state benedette dall’Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, mons. Leonardo D’Ascenzo e ciascun cappellano le porterà nel proprio istituto di pena dove rimarranno accese quale segno di speranza e di conversione a una nuova vita.

L’evento ha visto la partecipazione del neo Provveditore regionale Carlo Berdini, del direttore del carcere Giuseppe Altomare, del personale di Polizia Penitenziaria e di numerosi volontari. È stato un momento di grande comunione e testimonianza, con tanti sacerdoti concelebranti, che hanno rappresentato la Chiesa come luogo di vicinanza ai più fragili.

Al termine della celebrazione, le detenute hanno offerto un momento di fraternità preparando cibi per gli ospiti, simbolo di accoglienza e speranza.

Le Suore della Carità del carcere femminile di Trani nella testimonianza del Direttore

“Un antico monastero benedettino, poi domenicano, carcere dal 1860, situato nel pieno centro della splendida città di Trani, a due passi dal mare. Poi ci sono le persone: il personale di Polizia penitenziaria, quasi tutto femminile; le suore, tre suore di grande esperienza, che vivono l’Istituto da quando avevano 18 anni, le sole rimaste del gruppo religioso iniziale che contava 15 unità. Hanno sempre lavorato insieme, fianco a fianco, poliziotte e suore, senza alcuna retorica, in un rapporto franco e corretto.

Infine, ma non per ultime, ci sono le donne detenute, con particolare riferimento a quelle condannate con sentenza definitiva, che mostrano, spesso, una autentica disponibilità a rivedere il proprio passato e i propri errori. Pochi (qualcuno dirà per fortuna) i riferimenti maschili: il cappellano, il direttore, qualche poliziotto, qualche insegnante, qualche medico. 

Le donne pranzano tutte assieme in una sala comune, i momenti di raccoglimento nella antica chiesetta interna trasudano una spiritualità autentica. Si può guardare la persona piuttosto che la pena. Almeno qui si può fare”.

La comunità delle Suore della Carità è entrata in carcere nel 1885, quando il carcere ospitava 180 detenute.

Attualmente le detenute sono 40. La maggior parte di loro ha tra i 25 e 50 anni e porta con sé storie di violenza e di marginalità, di disagio socio-economico e culturale: disoccupazione, bassi livelli di istruzione e prossimità con l’universo delle dipendenze. I reati da loro commessi sono spesso il risultato di queste storie: si tratta, infatti, di reati per lo più di piccola criminalità, frutto di percorsi di esclusione sociale e di vissuti familiari problematici.

L’appello del delegato dei cappellani delle carceri di Puglia e Basilicata

Non pretendiamo di risolvere i grandi problemi che il mondo del carcere vive, ma questa lampada porterà luce in tutti gli istituti penitenziari di Puglia e Basilicata come segno della speranza giubilare – ha detto don Andrea Pupilla – Le lampade sono un segno e i segni sono cosa piccola per loro natura ma possono essere anche un messaggio potente, così come lo è il lavoro dei cappellani nelle carceri, che continuerà silenziosamente, quotidianamente a supporto non solo delle persone private della libertà ma di tutti quelli che nel carcere ci lavorano tra immensi problemi come la carenza di personale e il sovraffollamento della popolazione carceraria”.

L’intervista al Direttore Altomonte è stata ripresa dal Quotidiano del Ministero di Giustizia, Giustizianewsonline, del 2 dicembre 2022, https://www.gnewsonline.it/luci-sulla-casa-di-reclusione-femminile-di-trani/