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La rubrica “Un Santo per ogni giorno” di Religión Digital ha voluto oggi dedicare una biografia e una attualizzazione alla Beata Nemesia Valle, a firma di Ángel Gutiérrez Sanz, che ringraziamo per averci offerto una “rilettura” e una attualizzazione della vita della Beata Nemesia, che abbiamo molto apprezzato e che qui sotto vi condividiamo, in occasione del giorno della salita al cielo della Beata, 18 dicembre 1816.
I coniugi Anselmo Valle e Cristina Dalbar furono felicissimi della venuta al mondo della loro prima figlia, la quale poche ore dopo, presso il fonte battesimale della chiesa di S. Orso, chiamarono Giulia. Ciò accadde il 26 giugno 1847 ad Aosta, antica cittadina, la più importante tra quelle situate nella maestosa e bella Valle d’Aosta, a ridosso delle Alpi italiane. L’operosità del padre, che lavorava nel mondo del commercio, e la dedizione altruistica della madre, che si dedicava al cucito, permettevano alla famiglia di vivere agiatamente senza ristrettezze economiche. Successivamente, la famiglia si trasferì a Besançon, capoluogo della regione amministrativa della Franca Contea. Cristina sarebbe morta proprio qui, quando Giulia aveva 5 anni. Da quel momento in poi tutto sarebbe cambiato. Iniziò quello che per Nemesia sarebbe stato un lungo pellegrinaggio intorno al mondo. Fu portata a casa di alcuni parenti del padre. Sarà poi accudita da parenti materni che abitavano a Donnas, dove apprese le prime lettere e ricevette una istruzione religiosa, per poter ricevere i sacramenti.
Nel 1858, quando aveva già 11 anni, Nemesia si trasferì a Besançon, per studiare presso le Suore della Carità. Questa sarebbe stata una tappa importante per la sua formazione umana e spirituale. Ebbe poi l’opportunità di perfezionare la conoscenza della lingua francese e di assorbirne la cultura religiosa. Dopo cinque anni di permanenza in collegio, Nemesia sentì il bisogno di ritornare in famiglia, ma la situazione familiare era molto cambiata. Suo padre si era risposato e si era trasferito a Pont Saint Martín. L’atmosfera sembrava strana e poco accogliente. Suo padre la incoraggiava costantemente a sposarsi e a fondare una propria famiglia, ma lei si rendeva conto che questa non era la sua vocazione, ciò che veramente la attraeva era diventare un giorno una suora della carità.
Con questa convinzione, l’8 settembre, accompagnata dal padre, si recò al convento di Santa Margherita, delle Suore della Carità nella città di Vercelli, e lì chiese di essere ammessa, spalancandosi per lei le porte del convento. Qui completerà il noviziato, ed emetterà la professione, che la renderà suora della carità secondo i suoi desideri, cambiando il suo nome in Nemesia.
Avendo già posto la sua vita nelle mani di Dio e sotto il soave giogo del voto di obbedienza, al quale si era appena impegnata, accettò di buon grado di essere destinata all’istituto di San Vincenzo in Tortona, dove resterà per 36 anni. Saranno anni impegnati nei compiti più diversi; secondo le necessità dell’ordine: agirà come maestra, svolgerà i lavori più umili, eserciterà l’apostolato, curerà gli infermi, conforterà, incoraggerà… in una parola si dedicherà ad esercitare la carità nei modi più forme diverse, tanto che coloro che la conoscevano e la ammiravano dicevano: “Oh, che cuore che ha Suor Nemesia!”
Quando le sorelle della Comunità si resero conto delle sue doti di leadership, la nominarono superiora all’età di quarant’anni. Nemesia, convinta che l’aiuto di Dio non le sarebbe mancato, accettò con rassegnazione il pesante fardello di servire la Comunità, perché così intendeva la carica di superiora. “Soffrire, ma non far mai soffrire la gente. Sarò severa con me stessa e userò ogni carità con le sorelle”. Nel convento retto da Nemesia, a parte le piccole cose inevitabili, non ci saranno grossi problemi, tutto funzionerà a meraviglia e in generale le sorelle della comunità si rallegreranno della Madre che non chiamano più Superiora, ma piuttosto “il nostro angelo”.
Il 10 maggio 1903 Nemesia si congedò con questo biglietto scritto di suo pugno: “Parto felice, vi affido alla Vergine…vi seguirò in ogni momento della giornata”. A Borgaro l’aspettavano un gruppo di novizie che si sarebbero unite all’ordine e lei sarebbe stata la loro guida e maestra. Cinquecento novizie passeranno per le sue mani. Il metodo basato sulla gentilezza e sulla comprensione segnerà la loro tabella di marcia nella formazione di queste giovani suore, ma questo modo di procedere non piacque alla Madre Provinciale e alle altre suore, così le resero la vita impossibile. D’altra parte le sue novizie la ricorderanno con affetto “Conosceva ognuno di noi, capiva i nostri bisogni, ci trattava secondo il nostro modo di essere”. Le continue incomprensioni incisero sulla sua salute, che peggiorò nell’autunno del 1916, concludendo i suoi giorni nella pace del Signore il 18 dicembre di questo stesso anno.
Riflessione dal contesto attuale:
Nemesia del Valle ci lascia oggi con questa riflessione, che merita di essere presa in considerazione.
“La santità non è fare molte cose o fare grandi cose, ma è fare quello che Dio ci chiede, con pazienza, con amore e soprattutto con fedeltà al nostro dovere, frutto di un grande amore”.
“Santo è colui che si dona ogni giorno al Signore al suo posto”.
“L’amore donato è l’unica cosa che rimane, piuttosto che la tua felicità, cerca di aver amato molto!”
Questo bouquet di pie riflessioni da solo basta per molto.
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