Presso la piccola Casa San Giuseppe di Milano, dove sono custodite le spoglie mortali della Beata Enrichetta Alfieri, è stata presentata lo scorso 24 novembre 2012 la

nuova edizione delle
Memorie di una ribelle per Amore
suor Enrichetta Alfieri

curata da Suor Wandamaria Clerici e Suor Maria Guglielma Saibene e pubblicata per i tipi dell’Editrice Velar–Marna, nella collana Tracce.
Duplice l’intento dell’incontro: celebrare la memoria liturgica della cosiddetta “Mamma di San Vittore”, appellativo con cui è nota questa Suora della Carità, e fornire una rinnovata prospettiva di lettura per le noterelle vergate con elegante grafia da Suor Enrichetta; sono esse la testimonianza di quello che lei chiama “disavventura” nello svolgimento del suo quasi trentennale servizio presso il carcere milanese di San Vittore, ossia gli 8 mesi di terrore durante il 1944, in cui la polizia nazi-fascista popola di figure aberranti un già tristo luogo di detenzione come un carcere in periodo di guerra.

Le Memorie di Suor Enrichetta presentano indissolubilmente intrecciati il valore di un documento storico, di un cammino di fede e di un itinerario personale, tanto che tali piani risultano difficilmente distinguibili: Suor Enrichetta si rifiuta di essere una “guardiana tedescofila” nel carcere in cui la legge è dettata dai nazi-fascisti, e si pone di fronte alla violenza della storia come una “ribelle per Amore”, rompendo il circolo della violenza.

Ed è proprio questo aspetto ad essere sottolineato nella Prefazione alla nuova edizione: Suor Enrichetta è “una donna dell’incontro, che sa fermarsi, sostare, ascoltare, accogliere, leggere e interpretare i segni dei tempi per dare una risposta evangelica. Una donna fortemente empatica che costruisce ponti, stringe relazioni, tesse legami dentro una rete di solidarietà, perché la pace è frutto di una accurata negoziazione, di prudenza e di pazienza. Una donna capace di impegno civile, sociale e religioso. Una vera Suora della Carità, una autentica italiana”.

Tante le voci intervenute alla presentazione che hanno contribuito a delineare la figura di Suor Enrichetta. Mons. Ennio Apeciti ha analizzato il suo “vedere con il cuore” che è stato in grado di generare un giardino d’amore nell’inferno del carcere. Lo storico Luigi Borgomaneri ha squarciato il velo sulle nefandezze del carcere in cui Suor Enrichetta si trova prima come reclusa volontaria, poi come reclusa a tutti gli effetti. Lucia Massariello, figlia di Maria Arata, antifascista che si dedicò alla diffusione della stampa clandestina e per questo finì a San Vittore e poi deportata a Ravensbruck, ha ricordato la bontà, la generosità e la speranza incarnate da Suor Enrichetta, nobile figura della Resistenza come molte altre suore nel carcere.

Carla Bianchi Iacono, figlia di quel Carlo Bianchi, tra i fondatori del foglio clandestino Il Ribelle, incarcerato a Milano e poi fucilato nel 1944 a Fossoli, ha ricostruito il ruolo di Suor Enrichetta a San Vittore tramite la vicenda del padre fucilato prima della sua nascita. Ma la testimonianza più preziosa, perché diretta, è venuta da Monsignor Giovanni Barbareschi, incarcerato mentre Suor Enrichetta era la Madre del Carcere: con fiero spirito di fede, il prete “ribelle per Amore” ha indicato nella Beata “una donna, una religiosa, una madre di cui in un clima di paura e di sospetto ci si poteva fidare, una dei tanti “ribelli per Amore” che ha sofferto e pagato per la libertà del nostro Paese”.

 Anna Barzaghi
anna.barzaghi@imigo.it