Come va la vita in carcere in questi tempi

Ogni giorno siamo bombardati dalle notizie sull’andamento del Coranavirus… E in carcere, la vita come va?

Innanzitutto, onde evitare il contagio, sono stati purtroppo sospesi i colloqui  con i familiari, unico momento di conforto e sostegno nel rapporto umano e affettivo. Devo riconoscere che il Direttore del carcere, dott. Giacinto Siciliano, è stato molto comprensivo, permettendo ai detenuti di effettuare ogni giorno una telefonata ai propri familiari o una video chiamata con  Skype.

Sono stati sospesi anche i vari corsi tenuti da numerose volontarie, attività anche molto utili.

Molto serio e professionale è il controllo dei vari operatori che  entrano nell’istituto penitenziario per il loro sevizio giornaliero di controllo, ma anche per sostenere e placare ansie ed eventuali agitazioni.

Anch’io, come Suora della Carità, ho scelto di continuare il mio servizio al carcere di San Vittore a Milano per aiutare e sostenere questi nostri fratelli e sorelle che vivono da diversi anni la segregazione: sono per loro un punto di rifermento sia all’interno  che all’esterno.

Il servizio pastorale nella struttura carceraria, purtroppo, ha necessariamente subito una fondamentale svolta: sono state sospese le Sante Messe sia feriali che domenicali, come pure gli incontri di preghiera. E allora, digiuno eucaristico?  Digiuno di preghiere?  Direi proprio di no.

Memori del comando di Gesù, ”DATE VOI STESSI DA MANGIARE”,   come equipe di pastorale carceraria  abbiamo cercato di soddisfare la loro fame e la loro sete.

  • Ogni domenica di Quaresima, è stato donato, a chi lo desiderava un foglio dove viene riportato il Vangelo della domenica, seguito  dal commento  del cappellano e tradotto nelle varie lingue.

Ciascuno è libero di   pregarlo e interiorizzarlo in cella.

  • Per la Settimana Santa, invece, è stato preparato un libretto, intitolato “Sulla via della croce con Gesù per giungere alla vita nuova con Lui Risorto”,  i Vangeli di ogni giorno sono commentati, oltre che dai due cappellani, anche da suor Gianna B., da suor Chicca, consacrata al secolo, e dalla sottoscritta.

Chi l’ha desiderato ha ricevuto anche l’abbraccio misericordioso del Padre.

Suor Emiliana

Casa circondariale san Vittore, Milano

LA VIA CRUCIS 2020 con le meditazioni dal carcere “Due Palazzi” di Padova

Raccogliendo l’invito di Papa Francesco, quattordici persone hanno meditato sulla Passione di Nostro Signore Gesù Cristo rendendola attuale nelle loro esistenze. Tra loro figurano cinque persone detenute, una famiglia vittima per un reato di omicidio, la figlia di un uomo condannato alla pena dell’ergastolo, un’educatrice del carcere, un magistrato di sorveglianza, la madre di una persona detenuta, una catechista, un frate volontario, un agente di Polizia Penitenziaria e un sacerdote accusato e poi assolto definitivamente dalla giustizia dopo otto anni di processo ordinario.

Accompagnare Cristo sulla Via della Croce, con la voce rauca della gente che abita il mondo delle carceri, è l’occasione per assistere al prodigioso duello tra la Vita e la Morte, scoprendo come i fili del bene si intreccino inevitabilmente con i fili del male. Contemplare il Calvario da dietro le sbarre è credere che un’intera vita si possa giocare in pochi istanti, com’è accaduto al buon ladrone. Basterà riempire quegli attimi di verità: il pentimento per la colpa commessa, la convinzione che la morte non è per sempre, la certezza che Cristo è l’innocente ingiustamente deriso. Tutto è possibile a chi crede, perché anche nel buio delle carceri risuona l’annuncio pieno di speranza: «Nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37). Se qualcuno gli stringerà la mano, l’uomo che è stato capace del crimine più orrendo potrà essere il protagonista della risurrezione più inattesa. Certi che anche quando il male e la sofferenza vengono narrati si può lasciare spazio alla redenzione, riconoscendo in mezzo al male il dinamismo del bene e dargli spazio (cfr Messaggio del Santo Padre per la Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali 2020).

È così che la Via Crucis diventa una Via Lucis.

I testi, (clicca qui) raccolti dal cappellano don Marco Pozza e dalla volontaria Tatiana Mario, sono stati scritti in prima persona, ma si è scelto di non mettere il nome: chi ha partecipato a questa meditazione ha voluto prestare la sua voce a tutti coloro che, nel mondo, condividono la stessa condizione. Stasera, nel silenzio delle prigioni, la voce di uno desidera diventare la voce di tutti.